7 AGOSTO 2024

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7 AGOSTO 2024 - 09:57


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ROMAGNA: Sciopero stabilimenti, non tutti aderiscono

Venerdì sarà il primo giorno di sciopero per i gestori degli stabilimenti balneari in Romagna. Ombrelloni chiusi due ore la mattina per protestare contro i ritardi del governo nella gestione delle aste per la rassegnazione delle spiagge.

Si preparano allo sciopero gli stabilimenti balneari della Romagna che aderiscono alla protesta lanciata dai sindacati di Confcommercio e Confesercenti contro la gestione del governo in merito alle aste per la rassegnazione delle spiagge, la cui licenza scade a fine anno. I Comuni stanno già avviando i bandi di gara, tuttavia, denunciano i gestori degli stabilimenti, mancano delle regole uniformi da seguire. Regole che dovrebbero essere fissate da Roma.

Il risultato è una disparità di trattamento tra una località e l’altra: un generale disordine che ha gettato i bagnini nell’incertezza. La prima data dello sciopero è venerdì 9 agosto, quando gli stabilimenti balneari terranno chiusi gli ombrelloni per due ore, dalle 7.30 alle 9.30. “Se non arriveranno risposte dal governo – annunciano gli organizzatori - gli ombrelloni resteranno chiusi anche il 19 agosto per quattro ore e il 29 agosto per otto ore"

 “Dopo mesi, anni di attese nulla è stato deciso per la nostra categoria – ha spiegato il presidente dei bagnini di Cesenatico Simone Battistoni – è giunto il momento di dimostrare la nostra disperazione”. Protesta che tuttavia in Romagna non sarà unitaria. Se a Cesenatico e nel Ravennate gli ombrelloni chiusi saranno poco sotto la soglia del 100%, a Rimini la situazione è molto più variegata. Non tutti gli stabilimenti aderiranno allo sciopero, come ad esempio quelli legati a Confartigianato e a Oasi Balneari pur concordando, spiegano in un comunicato, con le motivazioni della protesta

 




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EMILIA-ROMAGNA: La Regione pronta a chiedere lo stato di calamità per la mucillagine

Le regioni che si affacciano sull'Alto Adriatico elaboreranno una richiesta che verrà inviata al Ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, per richiedere lo stato di calamità naturale in relazione al fenomeno delle mucillagini, tornato sulle coste nel corso dell'estate. Lo ha deciso il Distretto della Pesca del Nord Adriatico, che riunisce gli assessori alla Pesca di Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna, e che ha incontrato anche il Commissario per l'emergenza Granchio blu, Enrico Caterino. Lo riferisce il coordinatore Cristiano Corazzari, assessore alla Pesca del Veneto. "Il Commissario Caterino - afferma Corazzari - ha avuto l'occasione di confrontarsi in modo approfondito con gli assessori delle tre Regioni e di ascoltare il punto di vista dei rappresentati delle Organizzazioni professionali di categoria al fine di definire le più opportune iniziative di contrasto alla diffusione di tale specie invasiva". Il fenomeno delle mucillagini, prosegue, "ha avuto forti impatti su alcune tipologie di pesca come ad esempio il settore specializzato nella raccolta della vongola di mare e, nel caso dell'acquacoltura, gli allevamenti di cozze". La richiesta di calamità naturale "è stata intrapresa a seguito dei gravi danni subiti dai pescatori e dagli allevatori veneti durante l'estate a causa della diffusione delle mucillagini nelle acque dell'Alto Adriatico, fenomeno aggravato dalle elevate temperature e dalla mancanza di ossigeno. Siamo al fianco dei pescatori per far fronte a questa nuova emergenza - conclude Corazzari- che arreca un altro duro colpo a un settore, quello della pesca e dell'acquacoltura, che è già pesantemente in difficoltà"