22 MAGGIO 2025

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22 MAGGIO 2025 - 10:13


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FORLÌ: Le “Alluvioni urbane” sono sempre più la normalità | VIDEO

Torniamo a parlare del nubifragio che si è abbattuto su Forlì martedì sera. I danni fortunatamente sono stati ridotti ma resta la preoccupazione per una città sempre più in difficoltà nel gestire le forti piogge.

Sessantasei millimetri di pioggia caduti in un’ora, dalle 21:30 alle 22:30. In pratica, si è riversato in sessanta minuti il quantitativo di pioggia che normalmente cade in un mese. È questo il dato relativo al violento nubifragio che martedì sera si è abbattuto su Forlì, causando l’allagamento di diverse zone della città e delle aree limitrofe: da Ronco a Ca’Ossi, da Vecchiazzano a San Martino in Strada.

L’acqua, dopo aver mandato in tilt le reti fognarie, ha invaso le strade, penetrando poi nelle cantine e nei garage. Si sono verificati anche alcuni blackout e un incidente stradale a Forlimpopoli, fortunatamente senza gravi conseguenze. I danni, alla fine, sono risultati contenuti, ma resta forte la preoccupazione per gli scenari futuri.

Questa volta, il tema non è tanto la gestione dell’emergenza, quanto la presa di coscienza di una realtà sempre più frequente: quella delle cosiddette “alluvioni urbane”, con cui sarà necessario imparare a convivere. A sottolinearlo è il Comitato Unitario Vittime del Fango di Forlì:
“Non abbiamo più bisogno di titoli ad effetto sull’incubo alluvione, ma di un lucido e serio esame del fenomeno", si legge in un comunicato.
"Servono nuovi sistemi di drenaggio e deflusso, caditoie e reti idriche funzionali, tarati sui nuovi indici di precipitazione.”

“È stato un evento inaspettato”, ha commentato l’assessore alla Mobilità, Petetta. “Nessuno poteva immaginare una quantità d’acqua simile in così poco tempo.”

Il problema è proprio questo: ciò che fino a poco tempo fa veniva considerato straordinario sta diventando sempre più ordinario.




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EGITTO: Marcia per Gaza, attivisti bloccati, numerosi emiliano-romagnoli

La marcia per Gaza si è interrotta al Cairo. Decine di italiani giunti in Egitto per partecipare a una manifestazione internazionale di solidarietà verso la Palestina sono stati trattenuti per ore nell'aeroporto della capitale. Con loro anche tantissimi Pro Pal da altri Paesi. "Siamo circondati da soldati-ragazzini - ha detto uno di loro - e non possiamo fare niente. Neanche cercare qualcosa da mangiare. Andiamo in bagno ma a due a due, e solo perché è intervenuto il consolato italiano".    L'Egitto ha voluto attivare un'unità di crisi "per monitorare l'afflusso delle persone e per esaminarne i visti, autorizzando l'ingresso di alcuni e ordinando il rimpatrio di altri". In mattinata i primi 73, di varie nazionalità, sono stati imbarcati su un aereo diretto a Istanbul. Un altro centinaio, bloccati "per aver violato le procedure di ingresso nel Paese e per non aver ottenuto l'autorizzazione preventiva", sono stati "deportati su diversi voli in uscita dall'Egitto".    Per quel che riguarda gli italiani sono rientrati in sette, mentre almeno in 35 sono stati lasciati passare. Il ministro degli esteri, Antonio Tajani, ha spiegato che il caso è stato "seguito minuto per minuto" da un team del consolato e da un funzionario dell'ambasciata, che si sono prodigati per fornire tutta l'assistenza possibile.    L'intenzione dei Pro Pal era raggiungere il punto di concentramento di Al-Arish, località turistica sul Sinai, e poi di dare vita a una "marcia internazionale" fino a ridosso del confine con la Striscia. Una marcia che, ha sottolineato Tajani, "non è stata autorizzata". "Abbiamo preparato a lungo il viaggio degli attivisti - obiettano dal movimento Global March to Gaza Italia - e non è quello che ci era stato detto: non ci risultava che l'Egitto avesse dichiarato che l'iniziativa era illegale. Peraltro se una persona ha un visto turistico non c'è ragione di respingerla". Gli attivisti fanno anche presente che "l'ambasciata non ci ha autorizzato a trasmettere alla Farnesina una lista con i partecipanti alla marcia". Ora la battuta d'arresto ha rimescolato le carte e non sarà agevole, per chi ha scelto di restare al Cairo, capire come sobbarcarsi il lungo viaggio verso Al-Arish, e persino se la marcia potrà avere luogo.    Sui trattenimenti hanno protestato il deputato Mario Grimaldi (Avs) e gli europarlamentari Cecilia Strada (Pd) e Leoluca Orlando (Verdi): "pur di non mettere in discussione i rapporti con Israele, l'Italia e gli altri Stati europei stanno abbandonando cittadini e cittadine".    Fra gli italiani ce n'erano dal Veneto (sono rientrati in 5), dall'Emilia-Romagna (il gruppo più numeroso), dalla Campania. Un siciliano con doppio passaporto è stato respinto. Da Torino erano partiti Vittoria Antonioli Arduini e Andrea Usala, 21 e 25 anni, studenti alla Holden, la scuola di storytelling fondata da Alessandro Baricco. Nelle ultime settimane sono stati fra gli animatori del 'presidio permanente per Gaza' allestito in piazza Castello. Lui ha deciso di restare al Cairo, lei è tornata a casa. "Ne sono felice - ha commentato la mamma della giovane - ma quando sarà qui resteremo in silenzio, perché a Gaza i bambini continuano a morire".