17 GIUGNO 2025

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17 GIUGNO 2025 - 15:20


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RIMINI: Comune stoppa l'affissione del manifesto Pro Vita 'anti-gender'

La Giunta comunale di Rimini ha espresso voto "favorevole al diniego dell'affissione di cento manifesti richiesta dall'associazione Pro Vita & Famiglia Onlus, per conto anche dell'associazione culturale San Michele Arcangelo, volti alla sensibilizzazione dell'opinione pubblica contro l'ideologia gender e in particolare contro il trattamento di tali argomenti nelle scuole". Lo rende noto la stessa Amministrazione della città romagnola. Il cosiddetto manifesto 'anti gender' bocciato dalla Giunta riporta il volto di un adolescente a rappresentare la campagna "Mio Figlio No - Scuole Libere dal Gender". A giudizio del Comune romagnolo il provvedimento adottato "deriva da un messaggio che coinvolge in maniera diretta anche bambini ed adolescenti, tentando di sensibilizzarli su temi di interesse sociale, ritenuto non rispettoso della dignità della persona in tutte le sue forme ed espressioni, anche in riferimento al sito internet, al quale si accede scansionando il codice QR presente sul manifesto, che riporta comunicazioni oggettivamente non veritiere e - prosegue il Comune - suscettibili di fomentarne l'ostilità e di condizionarne il pensiero in modo fuorviante ed ingannevole, nonché discriminatorio con riferimento all'identità di genere e nel quale si parla di una vera e propria 'lotta' o 'battaglia' contro l'ideologia gender nelle scuole e dove sono presenti numerosi riferimenti, spesso fuorvianti, tali da poter generare incomprensioni, tensioni e sfiducia nei confronti delle istituzioni scolastiche". Inoltre "il manifesto risulta essere anche in contrasto 'con le disposizioni di legge e del Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale non evitando ogni forma di discriminazione, compresa quella di genere'", Il diniego all'affissione tiene conto anche di quanto espresso dal Tar dell'Emilia-Romagna con una sentenza del 2022 e poi dal Consiglio di Stato con una sentenza del 2025, in merito al rigetto del ricorso presentato dall'Associazione ProVita e Famiglia Onlus contro un precedente provvedimento di diniego all'affissione emesso dal Comune di Rimini, con particolare riferimento alla competenza e alle motivazioni




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FORLÌ: Presidio in fabbrica, scontri con la Polizia, “Andiamo avanti” | VIDEO

Prosegue il presidio degli operai della Sofalegname di Forlì, licenziati in tronco dopo che l’azienda ha esaurito il contratto di subappalto per la produzione di divani. Ieri c’è stato un violento scontro con le forze dell’ordine. È finito con tre lavoratori feriti e portati in ospedale lo sgombero attuato lunedì dalle forze dell’ordine davanti ai cancelli della ditta Gruppo 8 di Forlì, dove gli operai avevano allestito un presidio bloccando i camion che trasportano le merci. La protesta è iniziata lo scorso 3 luglio, assieme ai rappresentanti del sindacato Sudd Cobas, dopo che i 40 dipendenti della Sofalegname — azienda che produce mobili in subappalto per Gruppo 8 — hanno appreso della chiusura dello stabilimento. «Abbiamo iniziato quando l’azienda ci ha comunicato che lo stabilimento sarebbe stato smantellato, e ci siamo accorti che dieci container erano già usciti da Gruppo 8, mentre altri dieci erano pronti a partire», spiega Sarah Caudiero di Sudd Cobas. Gli operai, quasi tutti di origine pakistana, sono gli stessi che lo scorso inverno avevano denunciato le dure condizioni di lavoro: costretti a dormire in fabbrica senza riscaldamento. Dopo quelle denunce, si era arrivati a un accordo che prevedeva un alloggio per tutti e un contratto a tempo indeterminato. Ma tutto è stato cancellato dalla decisione dell’azienda di chiudere. «È una situazione intollerabile: multinazionali che vengono in Italia per vantarsi del Made in Italy, ma cercano condizioni lavorative da Paesi senza tutele. E quando devono rispettare le regole, decidono di andarsene», prosegue Caudiero. Gruppo 8, da parte sua, declina ogni responsabilità, sottolineando — tramite l’avvocato Massimiliano Pompignoli — che i lavoratori sono dipendenti di un’altra ditta, la Sofalegname, e che il sindacato starebbe di fatto tenendo in ostaggio l’azienda, causando un grave danno economico. «Abbiamo promosso degli incontri, ma non sono emersi margini di trattativa», aggiunge Pompignoli. La protesta, dunque, continua: «Proseguiamo con lo sciopero ad oltranza e continuiamo a chiedere a Gruppo 8 di sedersi a un tavolo per trovare una soluzione a questa vertenza, che non può essere risolta con gli interventi violenti della polizia», conclude Sarah Caudiero.