24 MAGGIO 2024

15:06

NOTIZIA DI CRONACA

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24 MAGGIO 2024 - 15:06


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BOLOGNA: Vigilessa uccisa, cominciata l’autopsia, disposto il carcere per Gualandi | VIDEO

È cominciata questa mattina l'autopsia sul corpo di Sofia Stefani, la vigilessa di 33 anni uccisa il 16 maggio nel comando della polizia locale di Anzola Emilia da un colpo sparato dalla pistola di ordinanza di Giampiero Gualandi, 62enne, suo ex comandante con cui aveva avuto una relazione. Contemporaneamente è stato conferito anche l'incarico, per svolgere la consulenza balistica, ritenuta importante perché Gualandi ha dato una versione secondo cui il colpo sarebbe partito accidentalmente. Quando il 16 maggio la donna arriva al comando della polizia locale, lei e Gualandi si chiudono in stanza e lui ha "già in mente l'omicidio". E' la ricostruzione del Gip di Bologna Domenico Truppa, che sabato ha disposto il carcere per il 62enne. "Lunedì o martedì della prossima settimana depositeremo il ricorso al Tribunale del Riesame per chiedere l'annullamento del provvedimento di carcerazione - ha spiegato l'avvocato della difesa- o in subordine gli arresti domiciliari". Nel valutare le esigenze cautelari per Gualandi, il giudice evidenzia una "una spiccata pericolosità sociale" e il rischio di reiterazione del reato da parte dell'uomo. Il Gip sottolinea nel provvedimento anche tutte le incongruenze della versione difensiva, su un fatto accidentale. Agli atti sono stati acquisiti i messaggi di Gualandi, secondo il giudice "inequivoci " mentre le risposte di Stefani erano state eliminate dalla chat. "Non dormo, mangio poco, sono esaurito", le scriveva Gualandi due giorni prima del delitto. Uno stato d'animo che per il giudice "appare perfettamente in sintonia con l'attività di molestia e pressione" da parte di lei che non intendeva troncare la relazione.




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RAVENNA: Si gettò dal nono piano con figlia e cane, al via processo in assise | FOTO

Davanti alla Corte d'Assise di Ravenna è partito in mattinata il processo per omicidio pluriaggravato a carico di Giulia Lavatura Truninger, la 41enne che la mattina dell'8 gennaio 2024 si era gettata dal nono piano del suo condominio di via Dradi a Ravenna portando con sé la figlia Wendy di sei anni e la cagnolina Jessy. La bimba e il cane - dopo un volo di circa 30 metri - erano morte sul colpo (il fascicolo per uccisione di animale è stato stralciato e seguirà altra via processuale). Mentre la 41enne si era salvata probabilmente grazie a reti e ponteggi che in quel periodo avvolgevano lo stabile. L'imputata, difesa dall'avvocato Massimo Ricci Maccarini, non era presente in aula. Non c'era nemmeno il marito, parte offesa che ha scelto di non costituirsi parte civile. In apertura del dibattimento, il Pm Stefano Stargiotti ha detto che c'è concordanza tra le parti sulla dinamica dell'accaduto annunciando l'acquisizione di tutti gli atti e lasciando al vicequestore Claudio Cagnini, al tempo dirigente della squadra Mobile ravennate, il compito di illustrare l'accaduto anche tramite foto proiettate sullo schermo in aula. Dalle indagini della polizia, era emerso che la donna era in cura al centro di salute mentale ma che aveva da alcune settimane deciso di interrompere la terapia farmacologica. La perizia psichiatrica disposta dal Tribunale, ha in fase preliminare accertato in sintesi che la 41enne è incapace di intendere e volere ed è socialmente pericolosa. Oggi si trova in una struttura protetta.