Fiori e scritte nel quartiere Barca di Bologna, nel punto in cui la sera del 25 aprile scorso è stato ucciso il 19enne Eddine Bader Essefi, inseguito e picchiato da due soggetti, secondo le prime ricostruzioni, già fermati dai carabinieri. Restano ancora da chiarire le ragioni dell’aggressione e le cause del decesso. Disposta l’autopsia sul corpo della giovane vittima
Fiori e scritte tra via Buozzi e via Colombi, nel quartiere Barca di Bologna, per Eddine Bader Essefi, il 19enne di origine tunisina aggredito e ucciso la sera del 25 aprile scorso a pochi passi dal Treno e da piazza Giovanni XXIII. L’omicidio, col giovane lasciato inerme su un marciapiede proprio in questo punto, sarebbe avvenuto al culmine di una lite, ma la dinamica dell’accaduto è ancora piena di punti da chiarire da parte del nucleo investigativo dei carabinieri, che intanto hanno già fermato un italiano di 31 anni e un tunisino di 29. Due soggetti che, sembrerebbe, Bader conosceva solo di vista, con alcuni precedenti e che al momento restano a piede libero, ma indagati per omicidio preterintenzionale. L’autopsia sul corpo della vittima, già disposta, potrebbe fornire indicazioni utili per la ricostruzione di quanto accaduto prima dell’arrivo dei sanitari del 118 e la corsa, purtroppo inutile, all’Ospedale Maggiore, dov’è stata constatata la morte di Bader verso la mezzanotte di un giorno di festa trasformato in tragedia. Incensurato e da circa cinque anni in Italia, il 19enne lavorava come aiuto cuoco in un locale in zona Saragozza, chiuso per lutto per due giorni dopo la terribile vicenda. Mentre sono al vaglio degli inquirenti anche le riprese effettuate dalle telecamere di videosorveglianza della zona, secondo le prime ricostruzioni pare che tutto sia nato da un litigio proprio sotto i portici del Treno, con Bader in compagnia della fidanzatina 15enne e i due aggressori che poi sono messi a rincorrere il ragazzo, riuscendolo a bloccare e a picchiare a più riprese, fino al tragico epilogo davanti al poliambulatorio del quartiere. Da stabilire, quindi, non solo le cause del decesso ma anche i motivi alla base del litigio. Un episodio che ha profondamente scosso sia la comunità della Barca, che l’intera città, col sindaco Matteo Lepore giunto domenica al momento di raccoglimento per il giovane organizzato durante la festa di primavera del quartiere per lasciare dei fiori. Con lui anche il parroco della zona e Yassine Lafram della comunità islamica, il quale, recitando il Corano, ha così pregato: “Che il nostro Dio accolga la sua anima”.