13 MARZO 2025

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13 MARZO 2025 - 14:57


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RIMINI: Caso Pierina, la Procura chiede incidente probatorio per la nuora Manuela

La Procura della Repubblica di Rimini che sta indagando sull'omicidio di Pierina Paganelli, ha chiesto l'incidente probatorio per risentire ad interrogatorio la nuora Manuela Bianchi. La donna, difesa dall'avvocata Nunzia Barzan con la consulenza di Davide Barzan, è indagata dal 4 marzo scorso quando interrogata dal sostituto procuratore Daniele Paci e dal dirigente della squadra mobile di Rimini, Marco Masia ha inizialmente raccontato di non ricordare alcuni particolari della mattina del ritrovamento del corpo di Pierina, il 4 ottobre 2023 nel garage di via Del Ciclamino. La nuora della donna assassinata, legata da una relazione extraconiugale con l'unico indagato per l'omicidio Louis Dassilva, in carcere dal 16 luglio, ha raccontato che la mattina del ritrovamento aveva visto il senegalese. Manuela Bianchi quindi prima di chiamare il 112, quella mattina avrebbe incontrato Dassilva il quale dopo averla rassicurata, le avrebbe detto di non urlare, facendole segno con un dito sulle labbra, perché c'era una donna morta nel vano che porta all'ascensore. Poi, il 35enne le avrebbe detto chi chiamare e cosa dire per dare l'allarme. Con questa versione resa agli inquirenti, la nuora, che al momento è indagata per favoreggiamento, ha confermato di fatto le ipotesi degli inquirenti contro Dassilva. Per la Procura le dichiarazioni di Bianchi devono essere acquisite con incidente probatorio, quindi subito, e comunque prima dell'eventuale processo in Corte d'Assise, perché la nuora vive ancora in via del Ciclamino e può essere oggetto di minacce affinché ritratti le accuse nei confronti di Dassilva e può altresì ricevere offerte di denaro. "Manuela Bianchi è ritenuta affidabile e credibile dagli inquirenti - ha detto il consulente della difesa Davide Barzan -. E per questo motivo la Procura ha chiesto al gip che vengano acquisite le sue dichiarazioni fondamentali per questo procedimento".




ALTRE NOTIZIE DI CRONACA

RAVENNA: Prostituta uccisa in casa, un indagato dopo quasi 30 anni

A quasi trent'anni dal delitto c'è un sospettato per la morte di Iolanda Castillo, prostituta 34enne originaria di Santo Domingo uccisa attorno al 2 maggio 1996 in un appartamento di Lido di Savio, sul litorale ravennate. Si tratta di un 62enne brasiliano ora indagato a piede libero per omicidio aggravato da sevizie e crudeltà. Come riferito dai due quotidiani locali 'il Resto del Carlino' e 'Corriere Romagna', il movente delineato dalla Procura di Ravenna punta diritto verso l'ambiente della prostituzione: il 62enne, che sfruttava il lavoro della vittima in Umbria, quando la 34enne si è allontanata per raggiungere la riviera romagnola, l'avrebbe raggiunta apposta con l'intento di punirla. Al momento l'uomo risulta irreperibile tanto che il Gup Andrea Galanti, in seguito a richiesta di rinvio a giudizio, ha sospeso le udienze disponendo la ricerca a oltranza del sospettato. La 34enne, arrivata in Italia da meno di un anno dal delitto come colf e giunta a marzo nella località ravennate, era stata trovata esanime dai carabinieri il 5 maggio su segnalazione della donna che la stava ospitando nel suo appartamento e che non la sentiva più al telefono: era supina sul letto, senza vestiti, con braccia e gambe legate dalla cintura della vestaglia e segnata da percosse e numerose coltellate. Il suo assassino, prima di andarsene, le aveva anche tappato la bocca con uno slip da uomo e le aveva conficcato due coltelli nel cuore. Le indagini avevano vagliato piste legate a clienti, possibili rancori (la posizione del brasiliano era stata archiviata nel 2006) e perfino serial killer di prostitute. Le nuove indagini - coordinate dalla Pm Monica Gargiulo - sono partite nell'ottobre 2020 quando i Ris hanno rilevato una forte verosimiglianza su un'impronta lasciata sulla scena del crimine e l'impronta del 62enne disponibile su Afis: 17 punti di convergenza che hanno riacceso i sospetti sul brasiliano grazie anche a dichiarazioni di una persona vicina all'uomo, alle analisi dei tabulati telefonici e alla valutazione dei rapporti tra 62enne e vittima. Con un problema tecnico da superare: nel 2002 l'impronta dell'indagato era stata presa in maniera non corretta nell'ambito di un arresto per droga. Ecco dunque la necessità di interpellare le autorità del Brasile per procedere a nuovi accertamenti tecnici e per confrontare anche il Dna. Finora del sospettato nessuna notizia.