12 GIUGNO 2025

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NOTIZIA DI CRONACA

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12 GIUGNO 2025 - 09:30


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RAVENNA: Assolti da stupro, anche per la Corte d'appello "la vittima diede consenso"

Anche se aveva bevuto, aveva espresso un valido consenso al rapporto sessuale. Inoltre sarebbe stata lei a prendere l'iniziativa e quindi non si può parlare di una violenza sessuale per induzione. Gli imputati, infine, non potevano rendersi conto che la giovane non era rientrata in possesso della propria capacità di autodeterminarsi sessualmente. Sono queste, in estrema sintesi, le motivazioni per cui la Corte di appello di Bologna ha confermato l'assoluzione "perché il fatto non costituisce reato" per due imputati, 34 e 33 anni, accusati di violenza sessuale di gruppo e per induzione con abuso delle condizioni della vittima, una giovane all'epoca 18enne.I fatti avvennero nell'ottobre 2017 a Ravenna. Per l'accusa, la ragazza era stata stuprata e filmata in un appartamento dove venne accompagnata a spalla dopo una serata in un locale. Dopo l'assoluzione di primo grado, c'erano state diverse polemiche e anche un corteo organizzato da associazioni contro la violenza di genere. Uno dei due imputati era indicato dalla Procura come chi aveva incitato, riprendendo la scena con il telefonino e l'altro come chi aveva materialmente abusato della ragazza, all'epoca 18enne. A suo tempo due differenti Gip, sulla base delle dichiarazioni della ragazza e soprattutto delle immagini, avevano applicato a entrambi i sospettati la custodia cautelare in carcere. Ma la versione dello stupro era stata sconfessata dai successivi giudicanti che si erano susseguiti nel caso, a partire dal Riesame bolognese che aveva scarcerato i due accusati, i quali avevano sempre sostenuto che la ragazza era consenziente. Dopo la serata nel locale, la 18enne era stata accompagnata in un appartamento dove era stata infilata sotto la doccia e filmata; poi c'era stato il rapporto sessuale. Lei era andata a denunciare assieme al fidanzato qualche giorno dopo. "Ancora una volta la persona offesa non è stata creduta", commenta amaramente l'avvocato Elisa Cocchi, che assisteva la giovane come parte civile e che non condivide l'affermazione dei giudici secondo cui gli imputati non avevano compreso che la ragazza non era in grado di prestare un valido consenso. La Procura generale aveva chiesto condanne a 4 anni e 7 anni e ora valuterà se ricorrere in Cassazione.




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